lunedì 16 giugno 2008

San Girolamo nella prima terzina della Comedìa di Dante

















Rectŏr Magnĭfĭcus
Lībĕrālĭum Martĭālĭumque Artĭum Ăcădēmīae Augustae Trēvĕrōrum



Per Midons Sonha Heifez योगिनी yoginī - vilolonaira - amiga - mestressa


Per la dantologia italo-italiana (spesso inerta, miope, tornando a vuoto) la fonte (l'avantesto, l'ipotesto, il hypo-logos) principale della prima terzina della Comedìa dantesca sarebbe scritturale (mi limito a citare Getto 1960 e Sanguineti 1998, ma l'elenco si potrebbe moltiplicare almeno per 20):

Giovanni Getto [Il Canto I dell’Inferno, Firenze 1960,1]
Il verso con cui si apre l’inferno, e insieme la Divina Commedia, emerge da una memoria tutta percorsa da echi biblici e profetici. Il testo di Isaia, „Ego dixi in dimidio dierum meorum vadam ad portas inferi“, direttamente citato [sic!] dalle parole di Dante, e il testo del Salmo LXXXIX, „dies annorum nostrorum septuaginta anni“, da esse indirettamente alluso, evocano un’atmosfera solenne in cui il discorso acquista come una dignità liturgica, il sigillo sacro di un annunzio misterioso. Quel soffio profetico che attraversa tutto il poema, e ne agita qua e là con voce arcana le pagine, intona fin dall’inizio il linguaggio dantesco.

Edoardo Sanguinetti [Inferno I ...1998]

Vorrei suggerire [...] di ricuperare l’intera meraviglia che richiede a un lettore bennato la notizia, non solo non inedita, ma logora all’estremo, che la Commedia si apre con una citazione, traducendo, come ognuno sa, un passo di Isaia (38,10): « Ego dixi: in dimidio dierum mearum vadam ad portas inferi »

Il vero hypo-testo 'par excellence' è stato indicato dal latinista Arpad Steiner nel lontano 1933 e pare che nessun dantista, tranne me, l'abbia mai letto.

Arpad Steiner: St Jerome in the first terzina of the 'Divina Comedy' in Modern Language Notes 52(1933 pp.259-60):

Baldassare Lombard's widely known commentary of the Divine Comedy, many times reprinted and held in high esteem during more than a century sees in the first terzina of the 'Inferno' an allusion to Isaiah XXXVIII, 10: "ego dixi: in dimidio dierum meorum vadam ad potas inferi". This parallel, embracing the central theme of the poem, has been endorsed by many another commentator. So far as it has been possible to ascertain, however, none of the innumerable exegetes has chanced upon a paraphrase of Isaiah’s text by St. Jerome which comes closer to the wording of Dante’s first two lines than the scriptural passage itself. It is a well-known fact that even though St. Jerome was not among his favourites, Dante was familiar enough with the works of the ‘Maximus Doctor Ecclisae’. The passage in question is found in Jerome’s ‘Commentarius in Isaiam Prophetam’,38.10: “In medio vitae cursu, et in errorum tenebris ducentur ad Tartarum.” The much-interpretated 'nel mezzo del cammin di notra vita' appears to be a close transliteration of Jerome’s in medio vitae cursu, and the immediately following in errorum tenebris corresponds to the selva oscura of the second line.

Il Steiner si limita a indicare la 'fonte' come usava fare la 'Quellenforschung'. Ma vale la pena leggere l'intero commento a Iesaia 38.10 e citarne e tradurre i passi decisivi (aggiungo i riscontri dei salmi, tradotti dallo stesso Gerolamo):


In dimidio dierum meorum vadam ad portas inferi (Iesaia 38.10)

a metà dei miei giorni devo andare alle porte dell'inferno]

Commentarius in Iesaiam 38.10

Peccatores uero et impii in dimidio dierum suorum moriuntur, de quibus et psalmista loquitur: Uiri sanguinum et dolosi non dimidiabunt dies suos. Non enim implent opera uirtutum, nec student paenitentia emendare delicta. Vnde in medio uitae cursu, et in errorum tenebris ducentur ad tartarum.


Ma i peccatori e gli empii moriranno a metà dei loro giorni, di cui parla anche il salmista: gli uomini sanguinari e fraudolenti non giungeranno alla metà dei loro giorni. Infatti non compiono opere di virtù né cercano di emendare i loro delitti con la penitenza. Onde nel mezzo corso della loro vita (= nel mezzo del camin di loro vita) e per le tenebre dei peccati saranno condotti al Tartaro]

in medio uitae cursu → Nel meçço del camin di nostra uita


dies annorum nostrorum […] septuaginta anni (Salmo 89.10)

i giorni degli anni nostri (sono) settanta]

ne revoces me in dimidio dierum meorum (Salmo 101.25)

non mi revocare a metà dei miei giorni]


(segue)

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