lunedì 16 giugno 2008

Arnaut Daniel PC 29.15 - tornada (ms. H) – edizione critica




















Rectŏr Magnĭfĭcus
Lībĕrālĭum Martĭālĭumque Artĭum Ăcădēmīae Augustae Trēvĕrōrum



Per Midons Sonha Heifez योगिनी yoginī - vilolonaira - amiga - mestressa



EDIZIONE CRITICA (codice H)


46 Dompna ges Bernartz non s'atil
47 del corn cornar ses gran dosil
48 ab qe•l seire trauc e•l penil
49 pois poiria cornar ses peril.



Donna: Bernardo non si dia cura/ di cornare/trombare il corno senza una grossa cannella / con cui perforare il sedere e il pettignone / poi potrà cornare/trombare senza pericolo.

H 41 Ddompna ges bernartz non satrail / del corn cornar degran dosil / ab qel seir traig del penil / pois porria cornar ses peril (tornada aggiunta da una seconda mano!)

C 115 Bernartz de cornes uos estrilh / al corn cornar ses gran dozilh / ab que trauc la penel pentilh / pueys poira cornar ses perilh.

R 82 Bernart de cornes uos estril / del corn cornar ses gran doisilh / ab qel trauc la penel pentilh / e pueis poira cornar ses perilh.


46 s' atil de] corrego in satil de`' la corrutela 'satrail de' (contaminazione di satil de / sestrill a [=CR])

s’atilhar de] solo due riscontri nel trobar occitanico, ambedue in Marcabru (!) di cui uno nel ipotesto di Arnaut: ne prende in prestito le parole-rima isilh, s’atilh, rovilh e dozilh

Marcabru PC 29321 Bel m'es quan la fuelh' ufana

7 Quecx auzels quez a votz sana
8 de chantar s'atil

Ogni uccello che ha voce sana / si da cura di cantare


Marcabru PC 293 Lo vers comens quan vei del fau/

19 Avoleza porta la clau
20 e geta Proeza en issill
21 greu pairejaran mais igau
22 paire ni fill
23 que non aug dir fors en Peitau
24 c'om s'en atill.

Bassezza porta la chiave / e getta in esilio Prodezza: / difficilmente patrizzeranno uguali / padre e figlio / ché non sento dire, fuorché in Poitou, che qualcuno se ne dia cura.

49 Marcabrus ditz que no•ill en cau
50 qui quer ben lo vers al foill
51 que no•i pot hom trobar a frau
52 mot de roill
53 intrar pot hom de lonc jornau
54 en breu doill.


Marcabru dice che non gliene importa / se qualcuno frughi il ‘vers’ col frugone: / ché non vi si può trovare di contrabbando / parola rugginosa: entrare si può con lungo lavoro giornaliere / in breve cannella.

47 ses gran dosil] correggo in ‘ses’ [=CR] la svista ‘de’

48 ab qe•l seire trauc e•l penil] ab qel seir traig del penil (-1) correggo in ‘seire’ la svista ‘seir’ [causa della ipometria],coreggo in 'trauc' la svista 'traig', corrego in 'el penil' [=CR) la svista 'del penil'. Cf. Eusebi 'Arnaut Daniel' 1984, p. 9: "H, che dàtutta la 'tornada' in una scrittura più chiara, forse d'altra mano, al v. 48 ha una lezione che non dà sensa e mancante di una sillaba."

49 porria] corrego in ‘poiria’ [=CR] la svista ‘porria’


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nota bene

lat. ‘cornu’ è l'instrumento curvo (occ. redond = cul) alla differenza di bucina


Il termino technico enologico occitanico ‘dozilh’ (dal latino tardo ‘duciculus’), usato da Marcabru e riusato da Arnaut Daniel, è un tubo in legno otturato da uno zipolo, che si inserisce nella parte inferiore di una botte [= foro di spillatura] o di un tino per spillarne il vino. La sua forma e ‘mutatis mutandis’ la sua funzione sono quelle di un membro virile (pisciare il vino). Di qui il senso osceno nella tornada di Marcabru e nel Gargantua di Rabelais (vedi appendice)

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seire s.m hapax nel trobar = it. sedere s.m. ] cf.

1se|dé|re v.intr. e tr. [lat. classico sĕdēre → lat. tardivo sedere → sezer/seire → sèire]
FO 1a v.intr. (essere) stare con le natiche su un appoggio, tenendo il busto eretto o poco inclinato e le gambe più o meno ripiegate:

2se|dé|re s.m. [occ. seire → sèire - hapax daneliano nel trobar occitanico]
1 AD parte posteriore del corpo corrispondente ai glutei su cui ci si appoggia per stare seduti: sono caduto col s. per terra



LATINE I (lat. tardo)

Domina, Bernhardus non se attilliet
cornu cornare sine grandi duciculo
quo traucet sedere(m) et pectiniculu(m)
post potest cornare sine periculo.


LATINE II (lat. class.)

Dŏmĭna! Bernhardus nōn cūret
cornu inflāre sine grandi ĕpistŏmĭō
quō pertundat culum et pĕctinem
deinde licet inflāre impūnĕ.

hypo-logos ('ipotesto'): Catullo 23.11 pertundo tunicamque palliumque [perforo tunica e pallio; lo stesso senso osceno, vedi il testo integrale nella appendice)

CONCLUSIONE ANATOMICO-EROTICA

Ecco il consiglio di Arnaut: per evitare di farsi scompisciare mentre si mette a cornare/trombare direttamente l’orribile corno/culo di Donna Aima, Bernardo si dovrebbe munire d’una grossa cannella con cui traforare il sedere e il pettignone prima di servirsene come strumento da fiato.

Ci ho provato: si può benissimo produrre un suono soffiando nella cannella

Quod erat demonstrandum.

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